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Trilogia del ritorno

  • bearagblog
  • 9 mar 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 lug 2023




Oggi, in occasione della giornata della memoria per commemorare le vittime dell'olocausto e tutti coloro che ne sono stati testimoni, parlerò di un libro che comprende ben tre romanzi. Questa trilogia non tratta il coinvolgimento diretto nel genocidio e nei campi di concentramento, bensì racconta la storia di un ragazzo che è stato costretto, e anche fortunato, a fuggire dalla sua terra, la Germania, perchè ebreo. Spero che chiunque legga questa trilogia riesca a trarre tutto ciò che vuole insegnare, parlando di qualcosa che non conosciamo in maniera diretta, attraverso le crude, ma perfette descrizioni dell'esperienza del protagonista.

"Trilogia del ritorno", scritta da Fred Uhlman (1901-1985) comprende tre celebri romanzi di quest'autore: "L'amico ritrovato", "Un'anima non vile" e "Niente resurrezioni, per favore". È stata pubblicata tra il 1971 e il 1979 e ad oggi costa €9.80.


Nel loro complesso, i tre romanzi (in particolare i primi due), raccontano l’adolescenza di Hans, un ragazzo di sedici anni, figlio di un medico ebreo tedesco, che frequenta il liceo classico Karl Alexander Gymnasium di Stoccarda. Fu proprio qui che conobbe Konradin, aristocratico “ariano“, appena arrivato nella classe del protagonista.

Diventano subito grandi amici e lo saranno per tutta la vita, anche se contro la volontà del padre di Konradin, ambasciatore tedesco antisemita.

All’inizio del processo di ascesa al potere di Hitler, Hans viene mandato dai genitori negli Stati Uniti d’America, per sfuggire alla dittatura nazista. Qui si sposerà e trascorrerà il resto della sua vita.

Il secondo romanzo, “Un’anima non vile”, è un romanzo epistolare, costituito da una sola lettera: si tratta della lettera che Konradin scrive all’amico che non vede da parecchi anni. La lettera racchiude il racconto degli ultimi tre giorni di vita del ragazzo, i suoi ricordi, le sue emozioni e l’agghiacciante descrizione della morte alla quale va incontro, accusato e condannato perché “implicato nella congiura per assassinare Hitler“.

Il terzo romanzo è ben diverso dagli altri: la narrazione è sempre lenta e a tratti statica. È soprattutto qui che il protagonista da adulto lascia trasparire i suoi sentimenti e lascia comprendere ciò che pensa una volta tornato a Stoccarda per pochi giorni.

Provando ad immaginare ciò che leggevo non riuscivo a “vedere“ a colori ciò che viene descritto.

La Germania che Hans rivede e della quale lui racconta sintetizza perfettamente ciò che la guerra condotta dalle dittature aveva portato. Ciò che avevano ottenuto loro, pensando di conquistare il pianeta, era stata soltanto un’altra distesa di macerie, cadaveri e tragedie.


Il tema principale di questo romanzo è l’amicizia: essa è un sentimento che stabilisce una relazione tra due persone e che può rendere migliore la vita di entrambi.

Personalmente ritengo meraviglioso come due ragazzi possano volersi bene nonostante i pregiudizi e le influenze di pensiero che i dittatori cercavano di diffondere il più possibile.

Spesso le amicizie possono pure salvare la vita o cambiarla in maniera definitiva: non penso che Konradin si fosse spinto addirittura a tentare di uccidere per poi essere ucciso, se non avesse voluto vendicarsi con tutto se stesso del genocidio di gente della stessa religione del suo migliore amico e dell’esclusione e delle ingiustizie sociali subite da Hans.

Uhlman, attraverso questi tre romanzi, racconta la sua storia: da alcune ricerche che ho fatto, è emerso che l’autore ebbe una vita simile al protagonista, per quanto riguarda ciò che accadde nel 1933. Fred Uhlman, in quell’anno, proprio come il protagonista, fu costretto a fuggire dalla Germania.

Hans ricorda attraverso le parole dei suoi poeti preferiti, Goethe e Shiller, ciò che era la sua terra un tempo e cerca di scavare tra le macerie per fare riemergere quello che rimane della sua memoria. È proprio la memoria che oggi ricordiamo di dover mantenere, per non dimenticare una delle più deplorevoli e immotivate atrocità della storia umana.

Purtroppo, non ci siamo ancora liberati del fenomeno che noi classifichiamo sotto il nome di Shoah: se ci guardiamo intorno possiamo perfettamente constatare che l’Olocausto non è terminato nel 1945, bensì ancora oggi (2022) la tortura e la discriminazione non volgono al loro termine. Se pensiamo ai Rohingya, agli Uiguri, ai Curdi e a tutti gli altri gruppi etnici in cui bambini, donne, uomini e anziani vivono in prima persona quello quello che gli ebrei hanno vissuto durante ventennio nazi-fascista, possiamo comprendere che c’è ancora molta strada da fare.

Questa trilogia, oltre ad essere una storia vera, racconta ciò che la gente è costretta a fare a causa della tirannia con cui i dittatori controllano alcuni Paesi. Lasciare la propria casa, la famiglia, gli amici e la propria terra è indice di regressione della nostra società e la mancanza di sostegno da parte nostra e degli altri Paesi più ricchi, non ci fa di certo onore. Ho deciso di parlare oggi di Shoah, durante l’ennesima guerra, ispirandomi alle parole di Liliana Segre:

È dal 28 gennaio in poi che si deve ricordare. Ogni giorno è memoria

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